Bicibox a rischio?

Maddalena, ritornano i lucchetti in vico Fasciuole. AMa: “No ai cancelli”

Da una parte la raccolta firme per chiudere vico Fasciuole, dall’altra l’associazione AMa che dell’apertura, in senso figurato e non solo, ha fatto la sua mission

bicibox ama maddalena

Genova. Da una parte la raccolta firme per chiudere vico Fasciuole, dall’altra l’associazione AMa che dell’apertura, in senso figurato e non solo, ha fatto la sua mission. Siamo in piena Maddalena, cuore del centro storico, al centro di un “programma” di rilancio che, giorno per giorno, le associazioni cercano, pur tra mille difficoltà (e sgambetti) di portare avanti.

Tra le varie iniziative all’insegna di presidio e aggregazione, AMa, l’associazione Abitanti Maddalena, due anni fa aveva deciso di aprire il primo bicibox di quartiere a Genova proprio in vico Fasciuole, scelto non a caso. Frequentato quasi esclusivamente da tossici e da clienti di prostitute, nascondeva ai più la sua storicità (come spesso accade nel centro storico): un palazzo con un portale del 1500 e, incastonata in un giardino di un privato, la base del campanile di San Siro.

“Un angolo di Maddalena da valorizzare e restituire alla collettività – spiega Luca Curtaz, AMa – Senza tralasciare la comodità di accorciare sensibilmente il percorso per chi da via della Maddalena volesse recarsi verso San Siro, Cairoli o Via di Fossatello. Qualcuno anni fa aveva pensato di chiuderlo con dei cancelli come se chiudersi dentro sia un modo per risolvere i problemi”. Di qui la scelta “perché siamo convinti che non siano i cancelli a salvaguardare dal degrado, ma l’azione positiva di flussi che attraversano quelle zone, perché chi ci vive, ci lavora o ha un motivo per recarcisi, vedi bicibox, lo voglia far vivere positivamente”.

I cancelli esistono già, risalgono ai primi anni della giunta Vincenzi. Più volte, però, nel corso degli anni sono stati vandalizzati, da chi, tra spacciatori, clienti, e soliti ignoti, non vuole disturbi e anzi predilige l’accesso libero.

“Non hanno interesse a far sì che ci siano – racconta ancora Curtaz – ed è per questo che abbiamo pensato al progetto bicibox. Vico Fasciuole era un luogo da rivitalizzare e il via vai di una ventina di persone con le loro biciclette diventava un flusso positivo. Nonostante le criticità del luogo, è un presidio, comunque”.

Poi a gennaio arriva il colpo basso: rubate quasi tutte le biciclette, infliggendo un danno pesantissimo al progetto. “Ma non abbiamo mai pensato ai cancelli come soluzione. Una volta chiusi, non ci sarebbe più passaggio né di Amiu, né di gente. Al contrario chi invece ha altri fini lo farebbe lo stesso, vandalizzando come in passato”, sottolinea Curtaz.

Il progetto comunque è andato avanti con buona volontà, almeno fino alla comparsa di un cartello “ufficiale”: il Municipio, recependo le direttive dell’assessorato all’Ambiente di Tursi, ripristinerà i lucchetti ai cancelli, per ovviare alla grave situazione igiene sanitaria e di sicurezza. “Per noi non si tratta solo di un disagio pratico – spiega AMa – ma è il progetto stesso di rilancio a decadere. Con pochissimo preavviso, senza nessun tipo di condivisione e comunicazione, se non quelli formali. In quanto intestatari d’affitto, come inquilini, ci hanno semplicemente consegnato le chiavi dei nuovi lucchetti e via”. Una doccia fredda. “Dopo il furto avevamo avuto diversi incontri con il Municipio, si prospettava un’ulteriore riqualificazione. Pensavamo a sollecitare Amiu, a mettere fioriere e a investire creando più passaggio, magari con visite guidate. Insomma, aprire invece di chiudere, come nella nostra natura”.

Così quello che era un magazzino chiuso, in stato di degrado, ristrutturato dal basso dall’associazione, è diventato il primo bicibox a Genova che, ora, a cancelli chiusi, vacilla. “A questo punto ragioneremo – conclude Curtaz – decade un po’ la nostra missione, con modalità fuori dal nostro progetto. Alle raccolte firme, di cui nessuno ci ha informati, preferiamo sempre il dialogo”.

Ma il Municipio Centro Est che ha applicato la misura, una volta ricevuto il mandato da Tursi, prova a trovare la soluzione ponte. “Intanto posticipiamo di una settimana l’entrata in vigore della misura – spiega Il presidente Simone Leoncini – così da dare più tempo ad AMa, e favorire un clima di elasticità con una realtà associativa che è un valore da tutelare in ogni forma. Si tratta pur sempre di una sperimentazione, e anche AMa può essere il termometro per valutare come evolve la situazione. Nel caso non funzionasse vedremo di trovare insieme la quadra”. La misura, ricorda il Municipio, è passata dall’assessorato all’ambiente dopo la richiesta di ripristino da parte di numerosi cittadini, una sollecitazione di carattere igienico sanitario, oltre che di sicurezza. “Vediamo se questo ultimo tentativo con le chiavi date direttamente agli amministratori porterà un miglioramento generale in un vicolo nascosto, riparo perfetto per le situazioni di marginalità. Ma prima vanno concordati con AMa modalità e tempi, ed è per questo ci siamo resi disponibili a far slittare di una settimana la sperimentazione. Cercheremo di gestire tutto con buon senso, trovando un punto di equilibrio tra le esigenze di tutti”.

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