Scenario incerto

Ilva, slitta la vendita. E a settembre per Cornigliano c’è il rebus del rinnovo dei contratti di solidarietà

Nuova procedura per la vendita del gruppo che rischia di slittare a fine anno. E il rinnovo dei contratti di solidarietà per un anno rischia di creare nuove tensioni

Ilva corteo 26/01/2016

Genova. Il comunicato del Governo è arrivato ieri sera. Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge (il decimo ormai sull’Ilva) che interviene sul procedimento di vendita, che assicura totale “centralità alla valutazione del Piano ambientale” rispetto al fattore economico e industriale delle offerte. In particolare, il termine per il deposito delle offerte passa dal 23 al 30 giugno e viene nominato dal Ministero dell’Ambiente un comitato di esperti che, entro 120 giorni dall’insediamento, dovrà esprimere un parere sulle eventuali proposte di modifica del piano ambientale presentate dai privati.

I tempi sembrano così allungarsi fino a fine anno (tutto dipende da quando si insedierà il comitato ambientale). Che cosa ha spinto il Governo a quest’ennesimo cambio di strategia? Le malelingue dicono che Renzi, che sta puntando tutto il suo futuro sul referendum di ottobre, non vorrebbe certo trovarsi migliaia di operai per le strade a protestare contro gli esuberi e quindi voglia tenere le bocce ferme fino al voto. Un altro elemento potrebbe essere che in estate il consiglio di stato deve pronunciarsi sul ricorso presentato dai Riva sulla vendita o, ancora, che i potenziali acquirenti abbiano chiesto più tempo e maggiori garanzie (anche per la restituzione nel maxi prestito da 800 milioni per il risanamento).

Per l’Ilva però si potrebbe porre nel frattempo un problema di liquidità visto che il gruppo perde circa 50 milioni di euro al mese. Non a caso il Governo con il decreto di gennaio aveva stanziato 300 milioni per la fase transitoria, soldi che servono anche e sopratutto a pagare gli stipendi degli oltre 15 mila dipendenti. Ma il rallentamento della vendita imporrebbe l’innesto nelle casse gestite dai commissari di altro denaro fresco. Li avrà questi soldi il governo? I sindacati hanno più di una preoccupazione sul punto e per questo Fiom, Fim e Uilm nazionale hanno chiesto un incontro urgente al governo.

In questo scenario incertissimo, dove dei due principali gruppi interessati a rilevare gli impianti (Marcegaglia-Ancelor Mittal e Arvedi-Edermir-Del Vecchio) le informazioni su investimenti, e piani industriali sono praticamente nulle, a fine settembre scadranno i contratti di solidarietà per i lavoratori Ilva di Cornigliano. La novità è che la proroga dell’ammortizzatore (e dei collegati lavori di pubblica utilità, che scadono anch’essi a settembre) dovrà essere decisa da un governo che l’Ilva non l’avrà ancora venduta. Così la partita sugli ammortizzatori (e quindi sul rispetto dell’accordo di programma del 2005) diventerà per Cornigliano da un lato ancora più importante, quasi una garanzia contro gli esuberi che quasi sicuramente verranno annunciati da lì a qualche mese insieme al nome del nuovo proprietario del gruppo, dall’altro ancora più complessa di quella dello scorso gennaio.

Se infatti gli ammortizzatori saranno rinnovati con le nuove regole previste dal jobs act, il salario medio per un operaio in solidarietà rischia di calare dagli attuali 1200 euro al mese a circa 800. E per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e salariali previsti dall’accordo di programma, l lavori di pubblica utilità andranno ben oltre alla attuale settimana al mese. E chi ci metterà (di nuovo) i soldi è tutto da vedere.

Unica nota positiva in salsa genovese sono le prove, che sono state avviate in queste settimane, per far ripartire la linea di zincatura 5 che significa a regime altri 80 posti di lavoro (che rientrano quindi dalla solidarietà) e che, insieme alla linea 3 vale circa 900 mila tonnellate l’anno, con grande beneficio anche per l’indotto. Ma in questo scenario, gli investimenti previsti per la banda stagnata ancora dal piano Bondi (120 milioni) che farebbero svoltare il futuro dello stabilimento di Cornigliano restano lettera morta.

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