Il restauro

Camogli, rinasce il Teatro Sociale: il gemello del Modena si disvela

Teatro Sociale di Camogli

Camogli. La rinascita del Teatro Sociale di Camogli, realizzato nel 1876 dall’architetto Salvatore Bruno e splendido gemello del Modena di Sampierdarena, finalmente sta arrivando in porto.

I restauri finanziati con fondi della Regione, della Fondazione Carige, dell’ex Provincia ora Città metropolitana, dei Comuni di Camogli e Recco e della Fondazione San Paolo, sono infatti quasi completati e ora, con gli interventi realizzati, su progetto dello studio bresciano Berlucchi, dalle imprese Sacaim e Lares che hanno curato anche i restauri per la Fenice di Venezia, il Sociale libero dalle impalcature riemerge in tutto il suo splendore.

“Ho vissuto e anche sofferto tutto il percorso – dice Silvio Ferrari, presidente della Fondazione Teatro Sociale Onlus – ed è davvero una grande soddisfazione poter mostrare alla comunità la bellezza di questo restauro”. Il programma Tabloid della Città metropolitana di Genova per raccontarlo è entrato con il professor Ferrari nel teatro “che all’interno suscita ancora maggior meraviglia.”

Restauro che con grande fedeltà negli interventi ha anche rinnovato tutti gli elementi delle decorazioni, dalla nuova copertura con la corona di medaglioni dei musicisti erede del precedente soffitto a spicchi ( “una struttura sorprendente – ricorda Ferrari – che si spalancava negli intervalli degli spettacoli per cambiare l’aria, perché un tempo in sala il pubblico fumava, ma che oggi non potrebbe avere alcuna agibilità”) alle belle decorazioni in fregio a tutti gli ordini dei palchi, al grande arco che sovrasta il palcoscenico, mosso da fregi ondulati come il sipario e poi il nuovo orologio “della premiata ditta Trebino”.

Con il contributo della Compagnia San Paolo di Torino sono stati finanziati anche gli arredi e sta partendo la gara per fornirli. E in attesa di poltrone e sipario tutto l’interno del teatro intanto riprende forma: dalla platea con l’impiantito ligneo che rivestirà anche il golfo mistico o fossa dell’orchestra alle tavole del palcoscenico. Poi c’è l’atrio, con magnifiche decorazioni e un prezioso documento storico riscoperto proprio dai restauri: un’iscrizione che in alto a sinistra porta la data inaugurale del teatro, il 30 settembre 1876 e a destra quella del 30 novembre 1933, conclusione del primo restauro. Seguivano l’intitolazione del Sociale a Umberto di Savoia (Sua Altezza Reale Principe di Piemonte) e una dedica “al tempo inevitabilmente altisonante” dice Ferrari, al sovrano Vittorio Emanuele III, all’allora capo del Governo fascista Benito Mussolini e allo stesso principe Umberto.

Nel 1945 però “il sindaco della Liberazione, l’avvocato Mario De Barbieri, socialista che fra il 1967 e il 1970 fu poi vicepresidente della Provincia e che ho fatto in tempo a conoscere” dice Ferrari, fece cancellare dall’iscrizione le parti riferite al passato regime e “con un’opera a mio parere strutturalmente perfetta mantenne la frase originaria ‘in quest’era di rinascita italica’ giocando sul fatto che anche la Liberazione del 1945 fosse naturalmente un momento di rinascita”. Per meglio chiarire il significato e la lettura del documento storico l’iscrizione sarà accompagnata da una didascalia. Intanto il nuovo orologio scandisce il conto alla rovescia per l’inaugurazione, prima del prossimo Natale, del teatro restaurato che compie 140 anni nel 2016. “Bisogna dirlo ancora con la speranza di riuscirci – dice prudente Silvio Ferrari – ma abbiamo avuto la straordinaria disponibilità del maestro Fabio Luisi a dirigere solisti e coristi dell’Accademia della Scala la sera del 23 dicembre con l’Oratorio di Natale di Bach, un evento di grandissima suggestione che non resterà unico perché il direttore artistico del Teatro, Maria De Barbieri, lavora per sviluppare in tutto il periodo delle feste natalizie, un vero programma di spettacoli e appuntamenti al Sociale”.

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