Lettera al direttore

Bruno e Pastorino: “No all’accordo di privatizzare Amiu. L’alternativa c’è”

E’ sulle bocche di tutti che la maggioranza Doria permetterà che Iren acquisisca una quota maggioritaria dell’azienda di Rifiuti Solidi Urbani di Genova AMIU.

Il primo passo è stato quello del crollo del valore di AMIU a causa del fermo della discarica di Scarpino rimasta per decenni, nonostante tutte le nostre proposte di un ciclo integrato dei rifiuti non basato su discarica (e incenerimento)

Il secondo passo è quello di rendere meno stringente possibile la procedura di affidamento di quote del capitale residuo di AMIU. Si optera’ per un avviso pubblico di interesse.

Il terzo passo sarà l’offerta di Iren che alla fine dell’anno scorso ha spostato la sua sede principale a Tortona e ha acquisito il biodigestore costruito, non senza qualche polemnica, sulla strada di castelnuovo Scrivia.
Iren offrirebbe un aumento di capitale, ma non sborserebbe un euro. Conferirebbe l’impianto di Tortona appunto.
Quindi nessun nuovo impianto nell’area metropolitana di Genova, la quale non prevede neanche un impianto di compostaggio (per favorire il biodigestore di Iren?).
E questo è un grande brutto segnale perche’ significa che AMIU non puntera’ a una raccolta differenziata di qualità.
Genova viene impoverita di una capacità produttiva, quando proprio un serio ciclo integrato di rifiuti basato su riuso e riciclo potrebbe dare opportunità occupazionali molto interessanti.

Adesso si comprendono alcune apparenti incongruenze: il piano industriale di AMIU prevede un impianto di separazione secco-umido sovradimensionato ed uno di digestione anaerobica sottodimensionato, come osservato dalla stessa Regione nei documenti della commissione d’inchiesta parlamentare.
Questo significa che AMIU programmaticamente non intende giungere al 65% di RD !!!!!

In ogni caso le alternative ci sarebbero!!!!

Come descritto negli atti della commissione parlamentare di inchiesta la stessa Amiu, per bocca del suo Presidente Marco Castagna, prevedeva due soluzioni: “Dal punto di vista politico-aziendale si stanno valutando due opzioni, entrambe teoricamente percorribili. La prima è l’individuazione di un partner nel caso in cui si volesse creare una società ad hoc per la realizzazione del biodigestore, con una capacità di investimento esterna, finalizzata solo alla realizzazione dell’impianto. Di questa società AMIU potrebbe essere parte e avere un rapporto da società a società.
L’altra ipotesi è un aumento di capitale di AMIU dovuto a soggetti interessati a conferire risorse, che acquisirebbero azioni di AMIU.”
Successivamente il Presidente Castagna ha sostenuto che il suo mandato prevedeva di perseguire la seconda opzione.

Noi ci vogliamo soffermare sulla opzione scartata che eviterebbe l’ingresso in società di una multiutility gestita da fondi privati e banche.
L’alternativa, in mancanza di fondi europei, è costruire impianti a gara aperta a società di impiantistica industriale disponibili a finanziare integralmente la realizzazione degli impianti stessi. Recupero dell’investimento con utile d’impresa tramite gestione di 12-15 anni dell’impianto stesso con società mista impiantista vincitore gara-AMIU. (sostanzialmente un project-financing).

Vantaggi:
– chi vince la gara è una azienda che sa realizzare gli impianti (partener industriale)
– è interesse del realizzatore fare un impianto ben fatto, altrimenti non rientra del capitale investito
– la gestione mista garantisce una gestione tecnica valida, ma nello stesso tempo consente a personale AMIU di imparare a gestire impianti industriali per poi rendersi indipendenti
– non sposi a vita una ditta come nel caso di ingresso di un partner nel capitale sociale, ma è una convivenza a tempo (il tempo di ammortamento dell’investimento fissato a priori nella gara).

Si poteva, a nostro avviso, e si possono ancora oggi reperire i capitali tramite
a) finanziamento dell’opera tramite fondi europei
oppure
b) finanziamento tramite sistema bancario o cassa depositi e prestiti con fideiussione del Comune

In ogni caso esprimiamo la nostra più assoluta contrarietà a processi di privatizzazione anche parziale delle aziende che gestiscono servizi pubblici:
a) per rispetto del referendum detto sull’acqua, ma che in realtà riguardava tutti i servizi di pubblica utilità, dove la maggioranza dei cittadini italiani ha detto che i servizi pubblici devono essere gestiti da società pubblica senza
scopo di lucro
b) per consentire la reale partecipazione dei cittadini e degli enti locali
alle scelte strategiche delle aziende di servizio.

Cambiare si può.

Non ci rassegnamo alla privatizzazione

I Consiglieri Comunali
Antonio Bruno Giampiero Pastorino

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