Genova

Park di piazza Dante, Legambiente: “Bomba pronta ad esplodere”

cronaca

Genova. “Partiamo da un dato incontrovertibile. Il documento del Comune dice che in via Madre di dio c’è da tempo immemore un rio tombinato, il rio torbido. Seconda affermazione. La sovrintendenza ai beni archeologici non esclude che sotto piazza Dante ci possano essere reperti archeologici (siamo attaccati alle mura del Barbarossa, li c’erano antichi conventi e molto altro)”. Lo scrive in una nota Andrea Agostini, del Circolo Nuova Ecologia Legambiente Genova, a proposito del parcheggio di piazza Dante.

“Se, come dice il comune in via Madre di Dio c’è un rio tombinato la domanda che uno si dovrebbe porre è: da dove arriva l’acqua che scorre nel rio? E invece no, in piazza Dante dove ci dovrebbe essere la sorgente per il comune non c’è niente, non ci sono mappe, non si conosce né il percorso, né la portata in caso di piena. E allora cosa fanno i nostri prodi? Autorizzano la costruzione di un parcheggio sotterraneo senza sapere se sotto c’è l’acqua, a che profondità a quali volumi. In sostanza si autorizza alla cieca perché il piano di bacino dice che il rio è “irrilevante”, ma non sa né dove scorre, né dove sbocca, meno che meno la portata”, prosegue Agostini, secondo cui questo operazioni e queste autorizzazioni non hanno niente di interesse pubblico.

“E’ già successo a San Martino col parcheggio che ora è un lago e nessuno vuole, in via Casotti a Nervi col parcheggio che ha cambiato (con risultati disastrosi) la regimentazione delle acque nel sottosuolo dei parchi di Nervi, il rio delle Rovare dove la declassificazione a fogna ha determinato che senza gli obblighi di legge per il controllo dei rivi quel rio, ops, fogna, è esploso allagando San Fruttuoso e bloccando per giorni gli accessi a via Berghini, è successo quando sono stati autorizzati scavi a Sestri e gli escavatori hanno centrato un tubo dell’oleodotto che non era riportato sulle carte (ma essendoci un porto petroli da qualche parte il petrolio, il gas e i prodotti liquidi sbarcati da qualche parte dovrebbero passare), non parliamo poi di tutti i rii del centro storico che sono ostruiti da una montagna di cemento del sottopasso di Caricamento (che fatalmente si allaga alla prima pioggia). La cosa incredibile è che tutte queste disastrose operazioni sarebbero autorizzatissime a termini di legge, leggendo sui fogli tutto è a posto e il funzionario autorizza. Ma se si trova l’acqua? Il buco scoppia? Allora è l’imponderabile, il caso, i tecnici autorizzatori non hanno colpe, e il comune paga centinaia migliaia di euro ( le ditte pensano bene di fallire e sparire alla circolazione)”, spiega ancora.

Legambiente pensa che il metodo sia sbagliato e ci siano delle precise responsabilità di chi fa andare le cose così e autorizza le imprese a lavorare senza documentazioni realmente garantiste, senza fideiussioni che realmente coprano i possibili danni. “In piazza Dante c’è il rio Torbido, che scorre, quando piove allaga i garage sotto via Madre di Dio e scarica le sue acque (torbide) a Molo Giano, dove lor signori vorrebbero fare i riempimenti per i Blu Print – prosegue il rappresentante del circolo genovese – Queste autorizzazioni sottendono responsabilità penali, per il Fereggiano, per l’alluvione del 2014, per l’alluvione del 2010, stiamo parlando di processi in corso per omicidio colposo. Anche in piazza Dante si sta utilizzando lo stesso metodo legalissimo che ha messo in atto le condizioni di quei morti per cui funzionari, tecnici e politici sono chiamati a rispondere. Noi li chiameremo a rispondere per le reiterate dichiarazioni per le approvazioni, per la superficialità delle dichiarazioni dei politici che di fatto coprono questo mal fare (anche se apparentemente fatto secondo le regole). I processi in corso dimostrano che non è stato così e visto l’andazzo siamo portati a credere che la magistratura avrà molto da lavorare, in piazza Dante, a Quarto Castagna, a Borgoratti, in via Majorana e in molti altri cantieri in essere o già finti nella piena autorizzazione di chi dovrebbe tutelare il bene pubblico, la salute, i soldi dei contribuenti”.

“Siamo sicuri che ci troveremo in tribunale. Così è stato per l Acquasola, per la copertura del Bisagno, per il Fereggiano, per l’ecomostro in corso Italia, per il supermercato in via romana della Castagna, per il Chiaravagna, per il depuratore di Cornigliano, per Scarpino, per il Bricoman di Staglieno, per il parcheggio sotto a ponte Fleming. Tutto autorizzato, tutto in regola, niente a posto”, conclude Agostini.

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