Sopralluogo e simulazione

Alluvioni, Genova si mette in sicurezza: il punto su Bisagno e Feregggiano fotogallery video

Il ministro Galletti a Genova

Genova. “Fin dal suo insediamento nel 2012 la giunta comunale di Genova ha posto la sicurezza del territorio contro il rischio alluvioni tra le priorità fondamentali della città. Non avendo ancora a disposizione risorse adeguate per gli interventi strutturali indispensabili ha comunque puntato a finanziare e avviare lo scolmatore del Fereggiano, l’affluente del Bisagno responsabile dell’alluvione 2011, e ha proseguito gli interventi per la sicurezza del Chiaravagna, in particolare abbattendo l’edificio di via Giotto le cui fondamenta insistevano sul greto del torrente”, si legge in una nota di Tursi.

Per finanziare la costruzione dello scolmatore del Fereggiano, riutilizzando la galleria già esistente, l’amministrazione  ha contratto un mutuo e ha concorso con un proprio progetto al finanziamento nazionale del “Piano città”. Ciò ha reso possibile l’avvio del cantiere nel 2015.

Dopo gli eventi alluvionali del 2014, grazie ai primi finanziamenti di #italiasicura, pari a 275 milioni di euro, che si aggiungono a quelli già stanziati dal Comune per il Fereggiano e per la progettazione di interventi su altri corsi d’acqua, Genova è oggi la città italiana dove si stanno realizzando le più importanti opere di riassetto idrogeologico. I cantieri attualmente in corso sono 5, 2 quelli conclusi, 3 in affidamento lavori o in attesa di avvio, 2 in attesa di gara.

L’amministrazione comunale è oggi impegnata a completare tutte le progettazioni e a compiere gli atti necessari agli interventi su altri torrenti, per alcuni dei quali è necessario uno specifico finanziamento. Alcuni di questi interventi sono già stati inclusi nel programma di #italiasicura e sono in attesa di finanziamento. Oltre che per la messa in sicurezza dei torrenti l’Amministrazione comunale ha sostenuto nel 2015 50 milioni di spesa, in gran parte destinato alla messa in sicurezza dei versanti collinari.

È in questo quadro che si inserisce il sopralluogo di oggi ai cantieri della copertura del Bisagno e dello scolmatore del Fereggiano del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, accompagnato dal responsabile di #italiasicura Mauro Grassi, dal coordinatore dell’Ufficio II Rischi Idrogeologici e Antropici della Protezione Civile, Roberto Oreficini Rosi, insieme al sindaco Marco Doria, all’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Genova Giovanni Crivello e all’assessore alle Infrastrutture della Regione Liguria Giacomo Giampedrone.

“Oggi sono venuto a rendermi conto di persona dell’apertura dei cantieri. Ma l’impegno non finisce qui né per Genova né per il resto d’Italia. L’obiettivo è evitare nuove tragedie – ha detto il ministro – Sappiamo che è un lavoro lungo e che richiederà anni ma se non si parte non si arriva mai. Abbiamo investito molto su Genova perché è una delle zone dove c’è maggior rischio. Abbiamo iniziato dalle grandi città metropolitane, Genova è tra queste”.

La visita ha avuto un prologo scientifico con la presentazione in anteprima nazionale degli studi della Fondazione Cima-Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, l’ente di ricerca con sede a Savona che opera con 80 ricercatori in Italia e in 32 Paesi nel mondo con analisi e progetti in materia di mitigazione del rischio, protezione civile e biodiversità.

Luca Ferraris, vicepresidente della Fondazione, ha presentato lo studio che, applicando la piattaforma per analisi multi rischio RASOR (Rapid Analysis and Spatialization of Risk), misura gli effetti delle opere di messa in sicurezza nel bacino del Bisagno e un secondo studio sullo stato delle conoscenze sugli eventi meteorologici in Liguria.

“Considerata l’area che ripetutamente nell’arco di decenni ha subito i maggiori danni per le alluvioni e avendo come parametro di riferimento l’evento del 9 ottobre del 2014, lo studio dimostra come l’effetto combinato dello scolmatore del Fereggiano e della nuova copertura del Bisagno riduca fortemente gli impatti sia in termini di numero delle persone potenzialmente coinvolte (da circa 13 mila a mille), che di danni agli edifici (da cento a 10 milioni), che di effetti sociali. Fatto salvo che l’obiettivo principale è la sicurezza delle persone, ipotizzando una serie sfortunata di eventi alluvionali come quelli che hanno caratterizzato gli ultimi quarant’anni, lo studio dimostra anche una convenienza economica di lungo periodo: l’investimento di 251 milioni sarebbe rimborsato in circa 50 anni”, ha spiegato il professore.

Il secondo studio della Fondazione Cima analizza la formazione di temporali persistenti e organizzati sul golfo ligure. Fenomeni ricorrenti e molto simili tra loro che nascono dalla combinazione di aria fredda e secca proveniente da nord con aria umida proveniente da sud est; l’incontro crea una sorta di orografia virtuale, innescando celle temporalesche che vengono trasportate verso la costa, dando luogo a precipitazioni di fortissima intensità. La riproduzione virtuale ex-post di questi processi è stata possibile grazie alle piattaforma Drhim (Distributed Research Infrastructure for Hydro-Meteorology Study), che sfruttando il centro di supercalcolo dell’università di Monaco di Baviera permette di raggiungere risoluzioni dettagliate fino a 200 metri.

Allo stato attuale per ottenere simulazioni così dettagliate sono necessarie 20 ore di calcolo per 24 ore di previsione, ma grazie ai rapidi progressi della tecnologia entro qualche anno queste informazioni potranno diventare facilmente accessibili. Oggi la scienza sa di non saper comprendere a pieno quando e dove questi temporali persistenti e organizzati si generano, ma è in grado di calcolare gli impatti che possono provocare.

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