Genova. Potrebbero saltare gli assessori tecnici a cui Giovanni Toti avrebbe voluto affidare le deleghe più pesanti, il Bilancio e la Sanità. Sembra questa, secondo indiscrezioni, la novità dell’accordo – ormai quasi chiuso – tra Forza Italia e la Lega per la nuova Giunta Toti che sarà ufficializzata il prossimo 8 luglio a una settimana dall’insediamento del nuovo consiglio regionale. Toti potrebbe a questo punto tenere per sé la delega al Bilancio circondandosi di ‘supertecnici’.
Tra loro ci dovrebbe essere il docente di scienza delle Finanze Luca Gandullia, candidato fino a pochi giorni fa alla poltrona di assessore. Ma Forza Italia ha chiesto almeno due assessorati oltre al presidente, da cui la necessità di rifare i giochi. Fermi e praticamente certi restano gli assessori leghisti con la vicepresidente Sonia Viale che sarà assessore a sicurezza e immigrazione, Edoardo Rixi che avrà le deleghe allo sviluppo economico, ai porti e alle infrastrutture e Stefano Mai all’agricoltura e all’ambiente. Quotazioni stabili anche per l’assessore chiesto e ottenuto da Fratelli d’Italia con Carlo Fidanza che avrà la delega al Turismo.
Più incertezza regna tra le fila di Forza Italia. Per la consigliera di listino Ilaria Cavo si prospetta un ruolo di portavoce del presidente, mentre il collega Giacomo Giampedrone alla fine sembra farà l’assessore al Welfare e Lavoro. Manca ancora un nome, ma nonostante il disequilibrio in giunta dal punto di vista del genere (l’unica donna al momento è Sonia Viale) difficilmente sarà un’altra donna. Più facilmente la scelta dovrebbe ricadere sull’imperiese Marco Scajola. L’ultimo ma decisivo nome mancante è quello del nuovo assessore alla Sanità. La scelta spetterà alla Lega, ma ancora un accordo non è stato trovato.
Toti, che sabato riunirà la squadra nel monastero di Bocca di Magra per una giornata soprattutto di studio con l’intervento di amministratori ed esperti di Fi e Lega, insiste sulla necessità di cambiare lo Statuto della Regione per consentire l’ingresso di alcuni sottosegretari, il cui costo verrà compensato da una decisa sforbiciata alle società partecipate. Ma è chiaro che per cambiare lo statuto serve una maggioranza qualificata e difficilmente il Pd gliela concederà anche se era stata proprio Lella Paita prima delle elezioni a lanciare la proposta visto la oggettiva difficoltà di governare con solo sette assessori.