Genova. Secondo l’Unione Europea dovrebbe esserci almeno un pompiere ogni 1500 abitanti, mentre in Italia il rapporto è di un vigile del fuoco ogni 15 mila cittadini. Numeri che da soli bastano per far capire che i conti non tornano e che ci si trova davanti ad una carenza d’organico.
Un problema che sembra essere destinato a crescere ancora alla luce del riordino del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco che è stato sottoscritto il 9 aprile scorso con la maggioranza delle organizzazioni sindacali. Un provvedimento che ha incontrato la dura opposizione dei pompieri “discontinui”, ovvero i vigili del fuoco “precari” (visto che lavorano sulla base di “richiami” per un tetto massimo di giorni all’anno), ma anche dell’Unione Sindacale di Base che si sta opponendo con forza all’attuazione del piano.
Il budget per pagare i discontinui è stato dimezzato (dagli 82 milioni del 2014 si è scesi ai 42 del 2015), ma soprattutto sono stati ridotti, oltre ai turni di servizio nell’arco dell’anno, i periodi lavorativi che scendono da 20 a 14 giorni per turno. Una scelta che comporta pesanti ripercussioni su questa componente: in primis il dimezzamento dello stipendio base e poi anche la possibilità di percepire il mini-Aspi, ovvero l’assegno di disoccupazione mensile da circa 200 euro per i mesi non lavorativi, la protezione minima che era garantita e scatta però con turni di almeno 15 giorni di lavoro.
Una situazione che in Liguria riguarda circa 800 discontinui che, soltanto in provincia di Genova, sono circa 300. “Diciamo che è l’atto iniziale dello smantellamento del Corpo Nazionale dei pompieri” spiega Stefano Giordano, coordinatore Usb Vigili del Fuoco di Genova, che aggiunge: “Anche noi rientriamo nei tagli previsti per il pubblico impiego e stiamo combattendo con una carenza di risorse e assunzioni che ci hanno portato ad essere in sofferenza. Il riordino, di fatto, distribuisce il numero di pompieri sul territorio basandosi non sul rapporto con la popolazione, ma sulle statistiche di produttività del soccorso”.
“Un calcolo che non dovrebbe essere applicato visto che non tiene conto degli eventi alluvionali e catastrofici accaduti proprio nella nostra regione. A questo si deve aggiungere il grande problema dei discontinui: sono state dimezzate le risorse per i richiami e questo provoca un annientamento della componente precaria che è fondamentale per rendere un servizio efficiente al cittadino. In sostanza il riordino ha tagliato i precari, ma non ha previsto un numero di assunzioni tale da sopperire a questa carenza” spiega Giordano.
Il riordino prevede duemila stabilizzazioni a fronte di un numero di discontinui che tocca quota sessantamila a livello nazionale: “Sono numeri che non possono andare bene eppure i sindacati confederali continuano a concertare e mettere firme sullo smantellamento del corpo – attacca il coordinatore dell’Usb -. Così facendo si firma l’eliminazione del corpo che è già in difficoltà. Basta pensare che nell’ultima alluvione a Genova, dopo tre giorni di emergenza, avevamo tra le 200 e le 300 chiamate ‘in coda’. E il Governo come affronta questo deficit? Annientando la componente precaria e creando la figura del ‘nomade del soccorso’. Succederà infatti che, se c’è un evento catastrofico in Toscana, dovremmo partire da Genova e così facendo si lascia scoperta la città di origine: è un circolo vizioso”.
Da mesi l’Unione Sindacale di Base si sta muovendo per sensibilizzare l’opinione pubblica e fermare il riordino così come è stato pensato: “Il cittadino deve capire che se le cose andranno in questa direzione sarà in gioco la sicurezza: c’è il rischio che i pompieri non riescano ad intervenire. Per questo stiamo raccogliendo firme per sostenere le nostre iniziative e il 30 saremo in piazza con uno sciopero nazionale”.
Il 13 maggio invece l’Usb dei vigili del fuoco sarà a Roma per consegnare le firme raccolte e per sostenere due proposte di legge depositate attraverso il Movimento 5 Stelle: “Chiediamo una stabilizzazione dei precari e in parallelo una proposta di trasformazione del corpo nazionale in direzione di un rilancio delle attività e delle competenze” prosegue Giordano.