Genova. Molti anni or sono venni contattato dai famigliari delle vittime dell’irruzione nella scuola Diaz e delle torture nella caserma di Bolzaneto (luglio 2001) perché, come genovese, potessi dare una mano logistica al Comitato Verità e Giustizia per Genova.
E’ stata un’esperienza preziosa per me: ho incontrato persone splendide, solari, che all’inizio non potevano credere quello che lentamente hanno scoperto e poi si sono impegnate ostinatamente perché non calasse l’oblio su quei giorni, e soprattutto perché non succedessero più quei fatti.
In quella gravità i fatti non si sono più ripetuti, ma l’impunità di appartenenti alle forze dell’ordine responsabili di gravissimi atti non è cessata (Cucchi, Uva, Aldrovandi solo per fare alcuni esempi).Siamo invecchiati (o maturati) chiedendo verità. Tenendo accesa la fiammella della memoria e raccogliendo fondi per sostenere le spese processuali.
E con la sentenza della Corte di Strasburgo l’abbiamo avuto. Non abbiamo avuto la Giustizia: a fronte di pesantissimi pene verso manifestanti accusati di aver sfasciato cose, nessun responsabile è stato sospeso, molti promossi. Lo Stato non ha riconosciuto le sue colpe e non ha chiesto scusa alle vittime.
Non è stato iniziato nessun processo di riconciliazione, come ad esempio è accaduto in Sudafrica dopo l’apartheid. Come ha ricordato il pm dell’epoca Zucca “La Corte ha ricordato i punti critici che abbiamo calpestato con il nostro sistema e che sono quelli che per fatti di questo genere non è ammessa la prescrizione e noi l’abbiamo ammessa, non sono ammissibili condoni o grazia e noi abbiamo avuto l’indulto. La corte poi ci ha ricordato che i funzionari che sono semplicemente mandati a giudizio devono essere sospesi, e nessuno è stato sospeso, e devono essere destituiti e nessuno è stato destituito”.