Economia

Appalti pubblici, ai lavoratori solo le briciole. La Cgil raccoglie le firme contro il massimo ribasso

cgil appalti pubblici

Genova. Garanzia dei trattamenti per i lavoratori degli appalti pubblici e privati, tutela dell’occupazione nei cambi d’appalto, contrasto alla concorrenza sleale tra le imprese. Sono questi in sintesi i temi contenuti nella proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil sul tema degli appalti. In Liguria gli appalti pubblici nel 2013 valevano più di 770 milioni di euro, nel 2014 saranno meno della metà (circa 373). Sono decine di migliaia i lavoratori coinvolti ma spesso chi lavora negli appalti, pubblici e privati, subisce condizioni di lavoro pesantissime, precarie e mal pagate. Si tratta di un esercito di invisibili, molti dei quali lavorano solo 18/20 ore la settimana per poche centinaia di euro. Peraltro, come ben evidenziato dai dati dell’Ufficio Economico Cgil, la crisi sta falcidiando anche questo settore. Nell’ultimo anno il valore degli appalti pubblici si è dimezzato per effetto delle politiche di spending review ed è cresciuto il numero delle gare aggiudicate con il massimo ribasso. A farne le spese sono i lavoratori che vedono sistematicamente violati i loro diritti. Peggiorano le condizioni di lavoro e si riducono i salari.

Eppure la Liguria è tra le prime regioni ad essersi dotata della Stazione Unica Appaltante, importante strumento per utilizzare meglio le risorse e contrastare eventuali infiltrazioni criminose. Ma come sottolinea il Segretario Generale Cgil Liguria Federico Vesigna “Il problema è ben lontano dell’essere risolto. Gli appalti pubblici continuano ad essere aggiudicati “al massimo ribasso” con effetti disastrosi sui lavoratori ma a rimetterci sono un po’ tutti perché peggiorano i servizi, diminuiscono le prestazioni ai cittadini, si finisce per costruire con materiali scadenti mettendo a rischio l’incolumità dei cittadini” e continua “Forse il problema non sono le norme che di certo non mancano, ma è la loro applicazione e probabilmente non è irrilevante la presenza di un sistema produttivo capace di giocare un ruolo da protagonista. Anche perché se a Genova su 13.617 imprese attive nel settore delle costruzioni solo 85 superano i 20 dipendenti è forte il sospetto che se anche il lavoro ci fosse, a mancare sono le capacità imprenditoriali e professionali per farlo, con quello che ne consegue sul piano delle ricadute occupazionali di grandi opere come il Terzo Valico. Vorrà pur dire qualcosa se le imprese liguri non arrivano ad aggiudicarsi il 40% degli appalti di lavoro e appena il 25% di quelli di servizi” e conclude “Serve un intervento legislativo che dica poche cose ma chiare e questa è la ragione per cui abbiamo lanciato questa campagna di raccolta firme su una proposta di legge di soli 3 articoli. Prima di tutto bisogna farla finita con le gare ad massimo ribasso e passare all’offerta economicamente più vantaggiosa. Con il massimo ribasso i primi ad essere sacrificati sono i costi della sicurezza e le retribuzioni dei lavoratori. Poi vogliamo ripristinare un principio di assoluto buon senso: il diritto a mantenere il posto di lavoro nel cambio di appalto. E per ultimo bisogna difendere il diritto dei lavoratori ad essere pagati per quello che hanno lavorato. Poche regole di facile interpretazione per restituire dignità ai lavoratori degli appalti e smettere di competere scaricando tutto e solo sul costo del lavoro.”

La giornata è stata conclusa dal Segretario Nazionale Cgil Franco Martini.

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