Il processo

Alluvione 2011, prosegue in aula la sfilata dei “non ricordo”. Il giudice alla teste: “Sta coprendo qualcuno?”

Ancora amnesie in aula durante l’ennesima udienza del processo per l’alluvione del 2011

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Genova. Ancora amnesie in aula durante l’ennesima udienza del processo per l’alluvione del 2011 che provocò 6 vittime e che vede imputati per omicidio colposo plurimo, disastro e falso l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, l’ex assessore alla protezione civile Francesco Scidone e i dirigenti comunali Sandro Gambelli, Pier Paolo Cha e Gianfranco Delponte.

Dopo l’imbarazzante audizione della collega Melizia, che nell’udienza di venerdì era stata più volte richiamata dal giudice Adriana Petri a dire la verità, oggi è stata sentita Maria Gabriella Fontanesi, geologo e dipendente dell’ufficio Protezione civile. Come ha spiegato lei stessa in aula nel 2011 aveva come dirigente Gambelli, come direttore Cha e vicedirettore generale Delponte. Come Melizia anche la Fontanesi il 4 novembre aveva l’incarico di registrare cronologicamente gli eventi della giornata.

“Ero seduta al tavolo del comitato e man mano che si svolgevano queste attività indipendentemente da chi arrivasse la notizia io annotavo con l’ora e se riuscivo anche con la fonte dell’informazione, ma nella confusione non sempre era possibile appuntare la fonte” dice all’inizio della sua testimonianza. Da lì infatti orari e ricordi sono più che vaghi: “So di aver scritto che il Fereggiano era esondato ed erano le 12.15, ma non ricordo chi ha dato la notizia perché non ho alzato la testa”. “Non ricordo chi c’era in quel momento nella sala emergenze, perché in diversi entravano e uscivano”. Prima dell’esondazione, “15-20 minuti prima ricordo che Gabutti, che era seduto a fianco a me, disse che i torrenti erano tutti al di sotto del livello giallo”. A nulla valgono le obiezioni del pubblico ministero, del giudice e degli avvocati di parte civile che gli contestano come non sia possibile che venga fatta e registrata una comunicazione così generica rispetto a 21 torrenti che avrebbero dovuto essere monitorati e sia oggettivamente improbabile che fossero tutti sullo stesso livello.

La teste, però, dice che da li a venti minuti arriva la notizia (ma non ne ricorda la fonte) che il Fereggiano è esondato e lei si preoccupa “moltissimo” per il volontario Andrea Mangini (che in realtà sul Fereggiano non ci arrivò mai) perché “eravamo tutti convinti che fosse lì”. Qui però finisce in difficoltà fornendo versioni diverse rispetto a chi le abbia detto o meno che il volontario era lì. Racconta poi di averlo incontrato al Matitone quel giorno stesso, o forse la sera o forse il giorno dopo. Sentita dal pm nel 2012 aveva detto che “Gabutti aveva comunicato dopo aver parlato con le postazioni non si era superato il giallo sul Fereggiano e che tempo 15 minuti il volontario per salvarsi era dovuto scappare”. Ma chi glielo ha detto che il volontario era dovuto scappare? Lo chiedono in ordine pm, avvocati di parte civile e giudice “Non so, non ricordo, diciamo che era una mia convinzione perché io che non c’era l’ho saputo dai giornali”. Il giudice fa notare alla teste che del fatto che il volontario avesse rischiato la vita nella bozza di verbale che la teste ha redatto insieme a una collega la sera del 4 novembre non c’è traccia e dopo un ulteriore serie di “non ricordo” sbotta: “Sono risposte incomprensibili e inverosimili, vuole coprire qualcuno?”.

La teste, che racconta di aver passato tutta la giornata al Matitone, tra il suo ufficio al 16esimo piano e la sala emergenze, dice che “il sindaco non c’era quando arrivò la notizia dell’esondazione. Arrivò nel pomeriggio, non ricordo l’ora. Ci fu una specie di riunione per fare il punto su quello che era accaduto fino a quel momento e il sindaco chiese che le fosse spiegato bene quali erano le procedure per il monitoraggio dei torrenti”.

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