Economia

Esaote, fumata nera e nuovo rinvio. I sindacati: “Via a nuova fase di lotta con tutta l’artiglieria possibile”

corteo esaote

Genova. Ennesima fumata nera nell’incontro che si è tenuto questa mattina al Mise sulla vertenza Esaote. Al tavolo, oltre ai rappresentati del ministero, all’azienda e ai sindacati, hanno partecipato anche i presidenti delle regioni Liguria e Toscana Claudio Burlando ed Enrico Rossi, il sindaco di Firenze Dario Nardella e l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova Francesco Oddone.

L’azienda, secondo quanto appreso da fonti sindacali, è rimasta ancora una volta ferma sulle sue posizioni difendendo un piano industriale che prevede investimenti ma anche esuberi, cassa integrazione e spacchettamenti. Il ministero, ancora una volta, ha proposto un rinvio per evitare la rottura e ha definito le prossime tappe con due convocazioni separate, il 4 novembre con l’azienda e il 6 con i sindacati, e un ultimo definitivo tavolo l’11 novembre.

Ma i sindacati, che fino a oggi hanno creduto fosse ancora possibile, grazie alla mediazione del governo, provare a raggiungere un accordo e per questo hanno mantenuto negli ultimi mesi un profilo sostanzialmente basso, annunciano l’avvio di una nuova fase di lotta: “Da domani metteremo in campo tutta l’artiglieria possibile – spiega Andrea Baucia rsu Fiom – dai cortei alle vie legali, dagli scioperi a tutte le altre iniziative che ci possano far dire alla fine che le abbiamo tentate tutte per salvare un’azienda che altri vogliono spacchettare e vendere”. Il primo appuntamento è domani mattina alle 9 con l’assemblea in fabbrica dove verranno decise le prossime forme di lotta.

“Prima possibile torneremo a Tursi – spiega Baucia – per far capire ai consiglieri comunali e alla giunta che arrivati a questo punto devono darci una data definitiva per la conferenza dei servizi che sancirà il ritorno a industriali delle aree di proprietà di Esaote visto che non esistono più margini di trattativa”. Una trattativa durata cinque mesi “che ha portato l’azienda – sottolinea il sindacalista – a indebolirsi al punto che oggi rischia di non essere più in grado di riprendersi”.

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