Cronaca

Certosa: crolla il chiostro, famiglie sfollate. L’amarezza degli abitanti: “Luogo simbolo, vederlo così fa male” fotogallery

Certosa. “Stanotte ho sentito un rumore, ma mai avrei immaginato quello che è successo: il chiostro che crolla”. La testimonianza di uno dei residenti di via Zella, a due passi dall’antico chiostro della Chiesa di San Bartolomeo della Certosa, racconta bene lo sgomento per quanto accaduto nella notte nel quartiere polceverasco, in uno tra i luoghi più cari ai “certosini”, simbolo di storia e radici lontane.

“Dal 1297 fino al 1800 qui c’erano i frati – spiega Franco Canova, che a Certosa ci abita da una vita – per noi certosini è un po’ come la Mecca per gli arabi, l’abbazia è una delle nostre radici. E pensare – scrolla la testa Canova – che si doveva iniziare con i lavori di restauro a gennaio, per la prima parte gli stanziamenti c’erano già, poi si sarebbe proseguito con l’aiuto della Regione e dell’Europa per la parte centrale”.

In mezzo, però, è arrivata l’alluvione del 9 ottobre, che non ha devastato solo il centro e Marassi. In via Zella, la pioggia ha colpito duro, fino a pochi giorni c’erano fango e detriti. Non una causa diretta, ma, certo, “una concausa – spiega Enrico D’Agostino, Comitato Liberi cittadini di Certosa – le acque avranno eroso quel poco che rimaneva e purtroppo ecco qui i risultati. Era un punto strategico, dove si fonda il quartiere, vederlo così fa molto male”.

“Una grave perdita dal punto di vista storico culturale – sottolinea Iole Murruni, presidente del Municipio Valpolcevera – era un vero monumento”. Senza contare l’altra faccia del crollo: nuove famiglie sfollate. “Oltre a quelle di via delle Tofane – conlcude Murruni – ora se ne aggiungono, purtroppo, altre”. Quattro nuclei, in tutto nove persone che non potranno rientrare nelle loro case: sette del civico 8 di via Zella e altre due del civico 10. I vigili del fuoco sono ancora sul posto, pale in mano, ma le verifiche sotto le macerie sono quasi ultimate.

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