Cronaca

Scarpino, percolato nel rio Cassinelle. Gli ambientalisti non mollano: “Prima l’esposto, ora le dimissioni del direttore Amiu”

Genova. “E’ ora di cambiare”. Lo dicono le associazioni ambientaliste che, dopo i continui sversamenti di percolato nel rio Cassinelle, chiedono le dimissioni del direttore generale di Amiu, Pietro D’Alema. Amici del Chiaravagna, Italia Nostra e Legambiente Liguria, dal 2007 unite in un patto d’azione comune, hanno analizzato i fatti che si sono succeduti a partire dal mese scorso e hanno anche presentato un esposto in Procura.

“Abbiamo appreso dagli organi di stampa dell’inchiesta della Procura della Repubblica sul traffico di rifiuti, appalti e turbativa d’asta. 50 sono gli indagati, tra i quali 5 dirigenti Amiu. E’ poi notizia di questi giorni la tracimazione del percolato che dalle vasche di accumulo ai piedi della discarica di Scarpino si sta riversando nel rio Cassinelle con grave disagio e rischio sanitario per i residenti delle zone interessate, senza considerare i rischi per l’habitat del Mar Ligure”, spiegano gli ambientalisti.

“La situazione è grave perché continuiamo ad avare fenomeni di versamenti nel rio Cassinelle, di conseguenza nel Chiaravagna e poi direttamente in mare – dichiara Matteo Cresti, presidente associazione Amici del Chiaravagna – Riteniamo che non sia una situazione nuova, ma il problema si è acuito per via di questa fonte, che è la vecchia discarica di Scarpino, che ha aumentato improvvisamente la sua portata. Crediamo che una dirigenza adeguata dell’azienda debba fare quanto necessario per evitare questi problemi, prevederli e soprattutto dialogare con la popolazione”.

Senza andare indietro nel tempo e limitandosi a questi ultimi fatti, le associazioni si domandano se essi non siano i sintomi di gravi carenze strutturali nel funzionamento della società.

“Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti è da sottolineare che è ancora pressoché inesistente in città la necessaria impiantistica di trattamento dei rifiuti e il poco umido differenziato viene portato fuori regione con costi insostenibili – dichiara Federico Valerio, Italia Nostra – il rischio del percolato aumenta perché l’impianto di compostaggio dovrebbe sottrarre alla discarica la frazione organica, che è quella che crea i veri problemi. Da quando l’impiantino di Valvarenna non è più in funzione, infatti, Amiu avrebbe dovuto trovare un sito e creare l’impianto, ma invece non è stato così”.

Poi alcuni dati. “Se non venissero adottate subito le necessarie misure per aumentare il ritmo di crescita della raccolta differenziata e se dovesse esso restare quello degli ultimi 7 o 8 anni, la percentuale di raccolta differenziata raggiungerebbe solo nel 2030 gli obiettivi che per legge AMIU avrebbe dovuto raggiungere già entro la fine del 2012 (oggi il 33% contro il 65% previsto dalla legge a tale data) ed i cittadini dovranno continuare a pagare l’addizionale all’ecotassa regionale prevista dal mancato raggiungimento dei suddetti obiettivi”, precisa.

Nell’esposto presentato in Procura, inoltre, le associazioni chiedono di vedere le analisi chimiche. “Si tranquillizzano i cittadini, ma non capiamo perché i dati non vengano resi pubblici – dichiara Santa Grammatico, presidente Legambiente Liguria – crediamo che le morie di pesci a cui abbiamo assistito in questi anni nei luoghi in cui viene scaricato il percolato siano correlate direttamente e quindi non servono le rassicurazioni senza dati alla mano”. Secondo Grammatico, nei luoghi dove sorge una potenziale bomba ambientale come la discarica di Scarpino, servono un’azione preventiva e un piano di emergenza.

La conclusione a cui giungono gli ambientalisti, in definitiva, è che Amiu abbia urgente bisogno di una guida operativa che sia in grado di introdurre, in un rinnovato clima di fiducia, i radicali cambiamenti che si renderanno necessari.

Da ciò la richiesta di dimissioni del direttore generale Pietro D’Alema.

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