Genova. Mentre pioggia e frane colpiscono ancora una volta la Liguria, si torna a discutere dello scolmatore del Fereggiano. Il progetto, che secondo i sostenitori dovrebbe garantire la messa in sicurezza delle zone colpite dall’alluvione del 2011, incontra però la netta contrarietà di Legambiente.
E’ Andrea Agostini, Presidente del Circolo Nuova Ecologia Legambiente Genova, a spiegare che “noi riteniamo la proposta dello scolmatore del Fereggiano, e in particolare la versione mini proposta dalle Autorità, non in grado di risolvere i gravi a attualissimi rischi per le vite delle persone e dei danneggiamenti delle cose nell’intera valle”.
Sotto accusa, prima di tutto, la disponibilità economica necessaria a finanziare l’opera: “I dati di costo previsti sono riferibili a studi fatti alcuni lustri fa e superati dall’avanzamento dei procedimenti tecnici, dei costi e delle conoscenze. Non vi è pertanto nessuna certezza scientificamente fondata che l’opera proposta possa essere completata con le disponibilità messe in campo da Stato, Regione, Comune”.
Ma soprattutto a non convincere Legambiente è l’affermazione che lo scolmatore possa mettere al sicuro la popolazione. “La proposta del miniscolmatore – continua Agostini – non porterà soluzione perchè recupererebbe solo parte dei flussi della valle del Fereggiano e lascerà quindi la situazione a Borgo Incrociati in stato di pericolo in previsione della piena duecentennale”.
Inoltre – continua -“manca una valutazione tecnica ed economica delle conseguenze dell’impatto dello scolmatore sulle correnti e sui processi di erosione nella zona da Capo Marina a San Giuliano, così come un’analisi sulla situazione statica dei palazzi e delle costruzioni al di sotto dei quali dovrebbe passare il tunnel”.
Dito puntato anche su alcuni interventi non eseguiti dopo il 2011 e che – sempre secondo Legambiente – rimarranno irrisolti: “La mancata rimozione del metro di terra e rocce accumulato a seguito della alluvione del 2011 nel tratto del Fereggiano da Pedegoli a via Pinetti mette a rischio in caso di piena le abitazioni che si affacciano sul rio e continua a rappresentare un ostacolo al corretto scorrimento dell’acqua, mentre il mancato intervento di messa in sicurezza delle cantine e sotterranei dei palazzi a rischio inondazione e in particolare quello dove si sono avuti 4 decessi per annegamento ha lasciato le cose esattamente allo stesso punto del giorno dell’alluvione”.