Cronaca

Attentato Adinolfi, la Procura: “Rivendicazione attendibile, non possiamo escludere altri attentati”

michele di lecce

Genova. A cinque giorni dall’attentato a Roberto Adinolfi, ad di Ansaldo Nucleare, la rivendicazione è arrivata oggi con un documento firmato dal Nucleo Olga Fai/Fri, Federazione anarchica informale. Il documento è stato spedito da Genova la mattina stessa dell’agguato, non si sa ancora se da Brignole o dagli altri due centri meccanizzati come da il timbro postale delle 12.16, e recapitato nella sede milanese del Corriere della Sera questa mattina, conferma del fatto che “non siamo di fronte a un’azione improvvisata”, come ribadito oggi dal procuratore capo Michele Di Lecce.

La struttura argomentativa, l’esposizione, la formulazione complessiva e i riferimenti contenuti nel documento a firma Nucleo Olga-Fai/Fri portano alla conclusione che il documento sia attendibile e credibile da parte degli inquirenti.

Il salto di livello, con l’uso dell’arma, indicato nelle motivazioni del volantino stesso, rimanda a nuove minacce. “Può darsi che resti isolato così come sono ipotizzabili nuovi episodi di violenza”, ha detto Di Lecce in conferenza stampa. Un salto giudicato dagli autori “un passo in più, rilevante”, a cui si aggiunge “la considerazione non positiva di altri gruppi che dovrebbero gravitare nella loro area”.

Il timore di altri attentati quindi “c’è sempre, non lo possiamo escludere, ovviamente non abbiamo elementi concreti per dirlo”, quanto alla possibilità di possibili omicidi “non sembrerebbe un’ipotesi concreta per quello che dicono nel documento. L’arma è un salto di livello, è vero, però è stata utilizzata in questo modo, se avessero voluto uccidere avrebbero potuto farlo con altre modalità”.

L’attenzione da oggi è su tutte le sigle di Finmeccanica, definita dalla rivendicazione “piovra assassina”, anche “se – ha sottolineato il procuratore – sono aziende, gli obiettivi sensibili non sono identificabili automaticamente”. La parte iniziale del documento, del resto, indica che la parte lesa è stata scelta per la sua rappresentatività e con una logica ben precisa.

Alla luce del volantino il caso genovese è diventato dunque nazionale, anche se ha puntalizzato Di Lecce “non solo da oggi, era già di rilievo per le forze di polizia che al loro interno stanno verificando sponde investigative anche in altre sedi”. Nonostante la moto sia stata rubata a Genova, il documento imbucato dal capoluogo, e la vittima genovese “non è detto che l’agguato sia stato ideato e portato avanti solo a Genova”, sono possibili “altri soggetti, oltre gli autori materiali”.

Durante la conferenza stampa in Procura è emersa anche una nota polemica: a differenza del passato, infatti, in questo caso non è stato effettuato un controllo immediato nelle cassette della posta centrale non appena avvenuto l’attentato, come usavano fare gli inquirenti negli anni di piombo.

“Non cambiava nulla, il problema è lo stesso, il centro postale di Genova raccoglie un bacino amplissimo, poteva arrivare da mille parti, non sarebbe cambiato granché – ha spiegato ancora Di Lecce – oggi abbiamo una motivazione ma era una pista che stavamo già sondando. Inoltre un’altra cosa è l’attribuibilità a una o più persone, altra è avere elementi certi, altrimenti non possiamo costruire indagati”.

Quanta alla possibilità di rogatorie, data la citazione al nucleo greco nella rivendicazione, il procuratore ha commentato solo: “Può darsi”.

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