Sesso, cresce il disagio tra i giovani maschi italiani: +5% va da uno specialista

sesso sessuologo

Disagi sessuali già in tenera età. Anche a 18 anni, quando si comincia a scoprire l’amore e i rapporti con l’altro sesso. Succede a sempre più maschi under 25 italiani, che finiscono per bussare alle porte di centri specializzati in medicina sessuale. “Rileviamo un aumento costante di questi casi: nell’ultimo quinquennio è stato del 5% ogni anno”, stima Andrea Salonia, urologo dell’ospedale San Raffaele di Milano, che oggi racconta l’esperienza del Centro di medicina sessuale dell’Irccs di via Olgettina, un riferimento per il settore.

A margine del 14esimo congresso dell’Essm (European Society for Sexual Medicine), in corso da oggi a domenica 4 dicembre a Milano – evento che torna per la seconda volta dopo 10 anni in Italia, e ancora una volta sotto l’egida del San Raffaele con Salonia nelle vesti di scientific e local chairman – l’esperto segnala una tendenza all’aumento dei disagi sessuali non sempre causati da basi fisiche, precisa. “Aumentano i giovani che vengono a chiederci aiuto. In molti casi i loro problemi sono dettati più da un senso di inadeguatezza rispetto a modelli di virilità estrema dettati dai media, che loro inseguono con tutte le proprie forze.

La distanza di questi modelli dalla realtà provoca non pochi problemi identitari”, assicura l’urologo. E i ragazzi, “cresciuti con i reality e le riviste specializzate piene di uomini muscolosi, sempre mezzi nudi, con atteggiamenti che comunicano successo con le donne e sicurezza sessuale, si sentono spesso schiacciati. E si convincono di avere dei problemi, che vanno dal pene piccolo a difficoltà nei rapporti con l’altro sesso. Dallo specialista arrivano negli ultimi tempi sempre più under 25 accompagnati dal padre o dal fratello maggiore”. Un contributo a questo fenomeno arriva anche dai “social network come Facebook e Twitter”, incalza Salonia, “e in generale da tutto il web, dove è più facile accedere alla pornografia”. Ma c’è anche un’altra fascia d’età che comincia a porsi di più il problema della sessualità: sono gli anziani.

“La necessità di fare controlli andrologici non solo in caso di patologie scaturisce da dati epidemiologici che mostrano come in Italia il 12,8% degli uomini ha problemi di erezione”, sostiene Furio Pirozzi Farina, presidente della Società italiana di andrologia (Sia). Una percentuale alla quale va aggiunta un’altra fetta di casi che non escono allo scoperto. “Possiamo calcolare un 15% di sommerso, ma è una stima al ribasso”, aggiunge Salonia. “C’è poi un 30% che lamenta eiaculazione precoce. Non solo: in caso di infertilità di coppia, in almeno il 30% dei casi il problema è maschile, nel 20% è misto”, continua Pirozzi Farina. Una buona forma di prevenzione contro distrubi sessuali legati all’età può essere la correzione dello stile di vita ed esercizio fisico. “Una passeggiata a passo veloce per circa 30 minuti al giorno – suggerisce lo specialista – consente di protrarre fino a tarda età la possibilità di avere rapporti sessuali.

L’esercizio fisico contrasta la formazione dei depositi di grasso e protegge le arterie ritardando l’invecchiamento e migliorando le prestazioni sessuali, quindi la qualità della vita”. Uno dei problemi al maschile, spiegano gli esperti, “resta comunque il fatto che gli uomini faticano a identificare lo specialista come una figura di riferimento.

E spesso sono bloccati dai tabù che ancora oggi resistono”, prosegue Salonia. “Il primo aiuto viene richiesto sempre con lo stesso ritardo. Si parla di due anni in media, anche se questa latenza sul fronte della disfunzione erettile si è ridotta lievemente (si registra un anticipo di circa 5 mesi) da due anni a questa parte”.

Altro gap rispetto al gentil sesso si registra sul fronte della conoscenza del Papillomavirus e del fatto che questo è legato anche a malattie che colpiscono il sesso forte: “Hpv Dna è stato rinvenuto nel 40-50% di tutti i tumori del pene (patologia per fortuna rara) ed è stato evidenziato in oltre l’80% delle lesioni cancerose anali (più diffuse, si parla di circa mille nuovi casi l’anno in Italia).

A questo vanno aggiunti i 200 mila nuovi casi di condilomi diagnosticati annualmente nel nostro Paese”, elenca Giuseppe Zizzo, direttore generale della Fondazione Luna (Leading Urological No Profit Foundation Advanced Research). “La presenza silenziosa dell’Hpv nel liquido seminale – continua – secondo recenti studi è in grado di ridurre la motilità degli spermatozoi, rivelandosi una possibile causa di infertilità. Nonostante tutto la vaccinazione in Italia è una realtà per le donne, ma non ancora per gli uomini. E’ importante riuscire a implementarla quanto prima, perché per loro non esiste nessuna forma di prevenzione secondaria come il Pap test per le donne”.

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