Genova. Un ricorso al Tar della Liguria sostenendo la illegittimità del regolamento della giunta regionale che riduce “la distanza delle nuove costruzioni dai corsi d’acqua dai 10 metri previsti dalla legge nazionale a 5 e a 3 metri”: a pochi giorni dalle alluvioni che hanno devastato Genova e lo Spezzino, Wwf, Italia Nostra e Legambiente fanno sentire forte la propria voce.
L’annuncio è stato dato oggi durante una conferenza stampa con il gruppo regionale ‘Liste Civiche per Biasotti’.
La norma in questione ha provocato polemiche accese dopo le alluvioni e il presidente Burlando ha detto di essere disposto a riparlarne.
“Con il ricorso entriamo subito nel merito di un legge che non rispetta il Regio Decreto del 1904 – ha detto Marco Piombo del Wwf -. Era stato stabilito che non si poteva costruire vicino ai corsi d’acqua perché pericoloso. Quanto accaduto è la tragica conferma degli errori compiuti”.
“Purtroppo – ha detto Augusto Atturro – non riusciamo a ottenere ascolto senza passare attraverso tribunali e avvocati. Abbiamo segnalato la necessità di mantenere il regolamento dei dieci metri ma non siamo stati ascoltati”.
“Il regolamento riguardante le aree di pertinenza dei corsi d’acqua – ha spiegato il consigliere regionale Lorenzo Pellerano (Lista Biasotti) – è stato emanato dalla giunta regionale ed è arrivato in commissione consiliare per un parere. Noi siamo stati gli unici a dire di no, tutti gli altri lo hanno approvato anche se alcuni gruppi avevano mosttrato delle perplessità”.
Secondo Pellerano e il collega Aldo Siri, il Consiglio regionale non ha il potere di intervenire: “spetta alla giunta fare la prima mossa e proporre una modifica di questo regolamento. Noi possiamo fare al più una interrogazione” ha detto ancora Pellerano.
“Purtroppo – ha detto Augusto Atturro di Italia Nostra – i corsi d’acqua vengono ormai considerati degli scolmatoi. Manca sensibilità ambientale. Siamo stati dichiarati incompetenti dalla dirigente regionale che ha cambiato la regola e che è stata indicata dal presidente Burlando come responsabile della scelta: sostiene che ogni provincia dava deroghe diverse per cui era giusto mettere un limite unico sotto i dieci metri. No, doveva tenere i dieci metri senza deroghe”.